domenica 10 gennaio 2010

Le primavere della signora Sullivan

Era primavera, avrò avuto più o meno otto anni, stavo tornando da scuola.
Il posto dove vivevo all'epoca era immerso nella campagna più sperduta, in lontananza si vedeva una collina che sapevo finire direttamente sul mare.
Dopo aver percorso un vialetto sterrato ed aver salutato tutti i gatti entro in casa e mi vedo davanti sta ragazzina con addosso i miei vestiti, mi guarda spaventatissima, cerco di parlarle ,ma non capisce la mia lingua. Mamma sbuca dalle camere, mi saluta e poi mi racconta la sua storia, dice che l'aveva trovata un paio d'ore prima che vagava con la nonna in cerca di elemosine, mi dice che la nonna le aveva raccontato che avevano dormito in una stalla la notte precedente,dice che si erano perse.
Allora mamma che era d'animo nobile s'era presa la briga di portarsi 'sta bimbetta in casa, mi racconta che le aveva fatto il bagno nella vasca, che le aveva lavato i capelli ed erano lunghissimi e neri e folti e che le aveva dato da mangiare e da bere il succo di frutta alla mela. Quello che io non bevevo mai perché mi faceva schifo. E poi i miei vestiti, quelli che non mettevo più.
È difficile descrivere la gelosia che ho provato, una cosa assolutamente cieca, ma ero una bambina.
Jamila poi è rimasta da noi un paio di giorni, alla fine riuscivamo anche a comunicare, mi diceva che viveva in un complesso di roulotte con tutti i parenti e gli amici dei parenti e i parenti degli amici, che era un po' come il posto dove stavo io, solo che i bambini non andavano a scuola, che prima di stare dove stava aveva vissuto a Venezia, ma poi li avevano cacciati, che ovunque si trasferissero c'era sempre qualcuno che non li voleva.
Mi aveva parlato delle origini del mio nome, che è un nome speciale perché è quello della protettrice della sua famiglia e degli amici della sua famiglia e della famiglia degli amici della sua famiglia.
Dopo due giorni è tornata la nonna che l'ha riportata a casa. Mi faceva paura, era grossa, piena d'oro e le mancavano dei denti.

giovedì 7 gennaio 2010

Mannequin


Tranquilli, è solo per sviarvi un pochetto mentre preparo delle sorprese per altri.

domenica 3 gennaio 2010

Susi


Susina Spellman è questo e niente altro, per ora.
Si accettano suggerimenti.

sabato 2 gennaio 2010

Lorenzo


Giorni fa sono rimasta a dormire a casa di un'amica.
Al risveglio mi ha rivelato di avermi sentito parlare nel sonno, farfugliavo, ma è sicura di avere udito nitidamente la frase “parla di se stesso con se stesso”.

Stavo sognando Lorenzo, anzi ad essere più precisi stavo intrattenendo una persona raccontando la storia di lui.
Lorenzo viene (veniva?) da una famiglia piuttosto benestante, originaria della maremma. Era il classico figlio viziato e abbandonato, quand'era piccolo, poi è diventato totalmente sconsiderato. Si dice di lui che una volta abbia rubato la macchina in dotazione all'ospedale nel quale era ricoverato e che mezzo intontito dal tavor si sia schiantato contro un pino mentre tentava di tornare a casa.
Fumava tantissimo, era capace di formulare la frase “dammi 'na cicca” per cinquanta volte di seguito nell'arco di un minuto, finché stremato non ti arrendevi. Subito dopo seguivano le ramanzine degli infermieri che ti ripetevano in continuazione che le sigarette erano razionate, che doveva imparare a controllarsi.
Come fai a controllare uno così?
Lorenzo è (era) schizofrenico e paranoico. Un connubio perfetto. A suo modo sapeva essere molto persuasivo, si vedeva che aveva fatto la bella vita, che era istruito a differenza degli altri ospiti della casa famiglia dove vive. Poi era divertente sentirlo parlare in terza persona, “Lorenzo vuole la sigaretta!”, “Lorenzo c'ha una casa al mare da trecento milioni”, “Lorenzo è ricco”.
Parlava di se stesso con se stesso.

Me lo ricordo, quando ero piccola che lo portavano giù al bar del paese, con quei jeans strettissimi da togliere il respiro, i capelli scompigliati, la giacca di pelle lacera, lo stetoscopio al collo e una valigetta da chirurgo.
Nella mia testa l'ho sempre associato al punk, come uno dei Ramones scansato ai limiti della strada.